La Toscana del 2050 come un’unica grande smartland? Il percorso di indagine sul futuro atteso e immaginato della Toscana inizia con il quesito “Come cambiano le città”, scelto dal Comitato Scientifico e dalla Presidenza del Consiglio come il primo di sei argomenti decisivi nella traiettoria evolutiva della regione di qui al 2050 e nell’orientamento degli strumenti di programmazione ordinaria che guidano le azioni amministrative della Giunta.
In occasione dell’apertura del tavolo di confronto alla presenza del Comitato Scientifico, il presidente del Consiglio Regionale, Antonio Mazzeo, ha voluto sottolineare la centralità del ruolo delle città nell’immaginare il futuro della Toscana, indicandole come il “primario fattore di sviluppo del territorio” che, nel caso toscano, è fortemente caratterizzato da tipologie insediative e di urbanizzazione differenti, vedendo la presenza di 276 piccoli borghi ma anche di centri urbani più estesi.

Le tendenze e il concetto di “benessere”

Il lavoro del Comitato scientifico ha come obiettivo quello di analizzare le possibili declinazioni di ciascuno degli argomenti decisivi scelti alla luce del concetto di "benessere" diffuso, un fattore cardinale di buona amministrazione, scelto dal Presidente del Consiglio Regionale Mazzeo come metro di valutazione delle tendenze registrate dagli studi e delle linee strategiche elaborate dai tavoli di confronto.
Dal dibattito del Comitato, sono così emerse sei prospettive, per certi versi in competizione, attraverso le quali scrutare e potenzialmente progettare il futuro della regione:

  1. I vantaggi competitivi delle aree urbane. Le città, in Toscana come in Italia, assicurano ai loro cittadini vantaggi che compensano i costi del vivere in questi ambienti. Lo sviluppo economico risiede, del resto, principalmente nelle aree fortemente urbanizzate, luoghi in cui la produttività del lavoro è più elevata, così come i premi salariali. Conseguenza è che nelle aree urbane si concentrano le imprese e le attività più innovative.
  2. Le dimensioni delle agglomerazioni urbane toscane. Le aree urbanizzate in Toscana sono molto più piccole in termini di estensione e popolosità rispetto al resto d’Italia e anche d’Europa.
  3. I costi di congestione delle aree urbane. Alti costi abitativi e un deficit di investimenti infrastrutturali hanno provocato negli anni un crescente congestionamento delle città, con conseguenti disagi crescenti nella popolazione urbana, sia in termini di movimenti interni che di inquinamento percepito e subìto.
  4. Un progressiva messa in discussione dei vantaggi della vita in città. Nonostante non sia possibile prevedere se domani il processo di agglomerazione urbana sarà maggiore o se, viceversa, prevarrà la fuga dalle città a favore delle aree rurali, l’introduzione del telelavoro – velocizzatasi con la pandemia da Covid-19 – sembra alludere alla possibilità di adottare modelli insediativi capaci di lasciare la densità delle grandi agglomerazioni pur senza rinunciare alle possibilità offerte dall’ambiente urbano.
  5. L’emergere di una smart citizenship capace di guidare il decentramento delle scelte abitative. La popolazione potenzialmente interessata da una migrazione verso aree meno urbanizzate è sicuramente quella che ha accesso a funzioni telelavorabili, senza figli e appartenente ad una classe sociale media.
  6. I territori potenzialmente candidabili come nuova scelta insediativa. I territori candidabili come scelta insediativa per chi esce dalle città esistono in Toscana, ma è determinante che dispongano di requisiti importanti come un’adeguata accessibilità digitale, la necessaria dotazione di servizi e una disponibilità di abitazioni non ancora utilizzate.

Le linee strategiche

Il dibattito sviluppato dal Comitato Scientifico in relazioni alle prospettive descritte sopra ha portato alla definizione di altrettante traiettorie che il Consiglio Regionale della Toscana è invitato a perseguire rispetto al tema del cambiamento delle città con l’obiettivo più ampio di un benessere diffuso. Queste le linee strategiche emerse con maggiore nettezza:

  1. Nuovi equilibri insediativi. Bisogna ridurre i divari ad oggi esistenti tra le diverse parti del territorio regionale, per arrivare a nuovi equilibri insediativi, una “unica grande città toscana”, capaci di decongestionare le aree maggiormente popolate e di rianimare i territori meno abitati o in via di abbandono. Un elemento fondamentale su cui far leva è la promozione del telelavoro. Risolvere le molteplici situazioni di disequilibrio territoriale attraverso la promozione del telelavoro significa in primis migliorare e rendere più equa l’accessibilità a livello regionale sia in termini di strade e di servizi di trasporto pubblico, sia in termini di infrastrutture digitali. Inoltre, ripristinare un sistema efficace di servizi capillari diffusi alla scala regionale risulta fondamentale sia per la promozione del telelavoro sia, più in generale, per promuovere il benessere diffuso. In relazione quindi ai trend demografici che interessano il territorio regionale – invecchiamento della popolazione e forte immigrazione – il territorio regionale avrebbe bisogno di una rete diffusa di scuole, presidi socio-sanitari, spazi destinati ai giovani, percorsi e luoghi di cura e socializzazione per gli anziani. In tale ottica il territorio toscano dovrebbe divenire un’unica grande smart land,caratterizzata dal protagonismo delle reti di relazione degli smart citizen, i cittadini capaci di produrre e dominare i processi trasformativi in atto nei territori.
  2. Una nuova relazione con l’ambiente. L’orizzonte della transizione ecologica deve informare ogni trasformazione territoriale sia in termini di mobilità, che di produzione, che, infine, di energia.
  3. Un sistema industriale tradizionale, ma innovativo. Il potere attrattivo della regione è dato soprattutto dalla forza del distretto industriale, perché il territorio toscano dà la possibilità ad un’azienda di essere messa in rete con un saper fare diffuso che non ha eguali al mondo e che ha reso profonda e sedimentata la cultura industriale della regione. Lo sviluppo industriale della regione deve pertanto partire dall’evidenza di tale tradizione, ma contemporaneamente aprirsi all’innovazione. Il sistema industriale deve, insomma, riuscire ad evitare la fuga dei giovani del territorio, fornendo sbocchi occupazionali adeguati, ma anche percorsi e luoghi adeguati a formarsi, coerentemente con l’offerta lavorativa disponibile.
  4. Un turismo sostenibile per la tutela e la promozione dei diversi paesaggi toscani. I flussi turistici rappresentano un potenziale enorme per l’economia regionale, tuttavia non devono penalizzare le comunità locali, come potrebbe potenzialmente succedere in alcune aree della Toscana interessate da fenomeni di overtourism, un carico di presenza turistica eccessivo rispetto alla capacità dei luoghi di sostenerla. È a tal fine fondamentale adottare un approccio che favorisca lo sviluppo di un turismo sostenibile, che promuova la conoscenza e la valorizzazione delle diverse culture, delle tradizioni e dei saperi locali, nel rispetto dell’ambiente e dei sistemi di vita dei paesi, dei territori e delle popolazioni ospitanti.
  5. Un territorio inclusivo. Il sistema Toscana deve fornire un’offerta estesa su tutto il territorio di luoghi idonei alle esigenze di ogni diversità e vulnerabilità sociale. Luoghi di incontro e spazi di incubazione, di creatività e di competenze per i giovani, un sistema scolastico efficiente e diffuso sul territorio, luoghi di accoglienza, ma anche di valorizzazione di nuovi cittadini in arrivo, luoghi di cura e di socializzazione per gli anziani.
  6. Un nuovo approccio di costruzione di scenari di futuro. Affinché lo sviluppo regionale possa essere disegnato sulle reali esigenze, capacità e desiderata dei diversi suoi abitanti occorre utilizzare un diverso approccio alla progettazione delle sue linee di indirizzo e delle azioni operative con le quali perseguirlo, basato sul loro coinvolgimento diretto e la co-progettazione.

Al di là di questi indirizzi generali, nel lanciare lo sguardo a una distanza temporale di quasi 30 anni ci si imbatte anche in interrogativi pratici le risposte ai quali, però, possono incidere su una scala particolarmente ampia.
È quindi importante anche chiedersi se nella città del 2050 saranno ancora presenti le automobili. Oppure se la città del futuro avrà, per esempio, 1,5 milioni di abitanti e 100.000 robot al loro servizio. E come si tenga insieme, come si pianifichi una comunità che va in quella direzione e come questo incida sul lavoro e sulla relazione tra insediamenti abitativi e insediamenti produttivi. Il progetto Toscana 2050 serve a sfidare l’intelligenza umana a rispondere a questi interrogativi,avendo, però, sempre presente il più rilevante di tutti: come si lascia un mondo migliore di quello che abbiamo trovato?